COLLIE BIANCHI ALLA CASA BIANCA: IPOTESI GENETICHE E PETTEGOLEZZI STORICI di Giulia Faessler

La storia del collie racconta sorprendenti avventure, clamorose vicende ed inconfessabili segreti; é così variegata ed imprevedibile da presentare ad ogni passo incredibili risvolti ed inaspettati sviluppi. E narra le vicende di uomini e donne tanto diversi tra loro da non avere nulla in comune se non l’amore, smisurato, per questa razza alla cui evoluzione ciascuno di loro ha dato un piccolo o grande contributo rimasto nella memoria di chi ancor oggi fa del suo studio un modo per onorarla, amarla e traghettarla verso il futuro.

Recentemente molti appassionati del collie mi hanno contattato per chiedermi come mai in passato vi fossero collie integralmente bianchi, cioè con testa e corpo bianchi, ma con occhi e tartufo pigmentati. Questi collie, che hanno vissuto il periodo di maggior diffusione in America nei due decenni a partire dal 1910, erano molto diversi dai bianchi allevati oggi che, come sappiamo, presentano sempre la testa colorata ed una o più macchie

sul corpo bianco.i

Convenzionalmente chiameremo questi collie completamente bianchi “bianchi integrali” e quasi tutte le descrizioni dell’epoca li descrivono come cani dal mantello tutto bianco con appena qualche traccia di colore sulle orecchie.

Viene spontaneo, a questo punto, chiedersi se questi collie fossero geneticamente identici a quelli di oggi, e nel caso non lo fossero, domandarsi dove sono finiti i bellissimi collie bianchi dalla testa bianca che vediamo in tante foto del secolo scorso.

White Bingo (1912)
White Bingo (1912)

Per cercare una spiegazione facciamo con la fantasia un salto indietro nel tempo, e trasferiamoci nella China Room della Casa Bianca. Ad una parete di quella sala è attaccato un famoso quadro dipinto nel 1924 da Howard Chandler Christy. Ritrae la First Lady, Grace Coolidge, moglie del 30° Presidente degli Stati Uniti Calvin Coolidge, con il suo collie bianco Rob Roy. Il collie, il cui nome originale era Oshkosh, era stato regalato al Presidente da Stephen C. Radford (Island Collies) allevatore di collie bianchi di Oshkosh nel Wisconsin.

Grace Coolidge con il suo collie bianco Rob Roy (1924)
Grace Coolidge con il suo collie bianco Rob Roy (1924)

Se fossimo critici d'arte ci soffermeremmo ad osservare la tecnica dell'artista, prestando magari particolare attenzione ai colori utilizzati, ma poiché non abbiamo la competenza per dare lezioni di storia dell'arte, vorremmo provare a stimolare la fantasia del lettore per introdurlo alla genetica del colore del Collie, solleticando la sua curiosità ed il suo senso critico.

Come si vede meglio nella foto successiva, in cui Rob Roy è ritratto ancora con la First Lady, questo collie presentava testa e corpo completamente bianchi ed era perciò molto diverso dai soggetti di oggi.

La First Lady Grace Coolidge fotografata con il suo collie bianco Rob Roy
La First Lady Grace Coolidge fotografata con il suo collie bianco Rob Roy

In realtà Chandler non fu il primo a ritrarre un collie di questo tipo. Quasi un secolo prima, nel 1829, Sir Edwin Henry Landseer, il famoso pittore inglese di animali, aveva dipinto un collie bianco in un famoso quadro, "White Collie in a Landscape".

Sir Edwin Henry Landseer: White collie in the Landscape (1929)
Sir Edwin Henry Landseer: White collie in the Landscape (1929)

Anche in questo quadro il collie ha corpo e testa bianchi, con una sola, piccola macchia alla base della coda, mentre il tartufo appare vagamente rosato. Landseer era uno che i cani li conosceva bene e li ha dipinti nella realtà del loro duro lavoro; non sembrano cani da esposizione come quelli raffigurati nei quadri di Arthur Elsley circa mezzo secolo dopo, perciò possiamo ritenere che si fosse ispirato ad un soggetto reale.

Dunque, è evidente che il mantello bianco non era una prerogativa dei collie d’oltreoceano, anzi ne troviamo traccia persino alla Corte di Sua Maestà la Regina Vittoria, che ne fu grande ammiratrice. In un quadro di Charles Burton Barber del 1879 è rappresentato uno dei suoi collie bianchi, Snowball, ed anche lui esibisce una testa bianca.

Un altro collie bianco, anch’esso appartenuto alla Regina Vittoria, si chiamava Nanny, ed aveva il manto bianco con piccolissime macchie sulle orecchie. Ne possiamo vedere l’immagine in un quadro del 1885 dello stesso Barber, in cui è ritratto insieme ad un fox terrier.

Nel 1887 Sua Maestà acquistò un altro collie bianco cui dette lo stesso nome del primo, Snowball. Il collie fu ritratto nel 1893 in un quadro di Anthony de Bree. In questo dipinto il cane sembra avere il mantello totalmente bianco e senza macchie, a parte qualche sfumatura di colore sulle orecchie.

Sembra che la Regina avesse trasmesso questa passione anche ai suoi figli. Nel libro "The Queen's Dogs" si racconta infatti che nel 1900 il Principe di Galles (futuro Re Edoardo VII) ricevette in dono un collie di nome "Squire", che aveva un mantello quasi tutto bianco, con un po' di colore sulle orecchie.

Ma i collie bianchi non erano una novità nell’Inghilterra Vittoriana. Solo pochi anni prima il Kennel Club aveva ufficialmente registrato il primo. Era una femmina di nome “THE LILY”, nata il 20 giugno del 1881 da Trevor, un sabbia e bianco, e Hasty, una tricolore, ma evidentemente entrambi portatori del fattore bianco. The Lily aveva il mantello bianco con diffuse macchie color sabbia sul viso . Questa è la descrizione del suo allevatore Charles Wheeler, che non parla di testa sabbia, ma solo di marcature sabbia sul viso. Poiché gli ascendenti di The Lily erano tutti colorati (i suoi quattro nonni erano Trefoil, Maude, Carlyle e Glen, tutti tricolori, tranne la seconda che era sabbia), non v’è alcun dubbio che il suo mantello bianco fosse o una improvvisa mutazione, o la conseguenza del manifestarsi nel fenotipo di un carattere nascosto in quella linea da chissà quanto tempo.

Questa femmina fu la bisnonna del Camp. Metchley Wonder, nato a marzo del 1886, attraverso la cui discendenza il fattore bianco, ma non solo quello, è arrivato fino ad oggi. Questo cane, infatti, è un antenato di tutti i nostri collie attuali e di quelli americani. Dall’osservazione della sua foto possiamo capire quanto folle sarebbe approvare certe modifiche dello standard di cui oggi si parla. Folle come tagliare il ramo su cui si è seduti!

Ma torniamo ancora alla Casa Bianca e facciamo un salto fino al 1963 per trovarvi il suo 36° inquilino, Lyndon B. Johnson con il suo collie bianco Blanco, il cui nome ufficiale era Leader Blair Jamie of Eden.

Continuando ad azzardare ipotesi sbirciando su quella immaginaria tavolozza di Mr. Christy, possiamo ancora ipotizzare che Rob Roy fosse un collie doppio merle. In questo caso il doppio gene merle avrebbe provocato la “diluizione” del colore del manto facendolo diventare bianco.

Ma i doppi merle sono spesso sordi e/o ciechi, o hanno comunque difetti visivi e/o uditivi e talvolta presentano anche tracce di colore sul manto. Se gli allevatori avessero voluto selezionare solo i pochissimi che nascono sani, ci sarebbero stati ben pochi collie bianchi in giro. D’altra parte non è ipotizzabile che addirittura due Presidenti degli Stati Uniti avessero avuto in regalo cani con tali, gravissimi difetti di salute. Ricordiamo che oggi l'accoppiamento tra due blu merle è vietato in molti paesi, compresa la Gran Bretagna, patria della razza, perché da esso si ha una elevata probabilità di ottenere cani ciechi e/o sordi.

Un’ulteriore, stiracchiata teoria, potrebbe farci immaginare che quel collie fosse un doppio merle ed allo stesso tempo un “white collie”. Il gene “white spotting” gli avrebbe fornito il tronco bianco, mentre il doppio gene merle gli avrebbe decolorato la testa. Purtroppo, anche in questo caso quel cane sarebbe stato probabilmente malato, sempre per effetto della presenza del doppio gene merle. Per gli stessi motivi esposti sopra, dunque, siamo costretti a scartare anche questa ipotesi.

Ma noi ci stiamo limitando a prendere in considerazione solo i colori che il nostro pittore sicuramente aveva sulla sua tavolozza, ossia stiamo formulando delle ipotesi basandoci solamente sui i geni di cui è certa oggi la presenza nel collie. Eppure, non possiamo escludere che ci fossero all’epoca altri geni responsabili di quel manto bianco, geni che oggi non conosciamo. E’ possibile, cioè, che quel pittore avesse a disposizione sulla sua tavolozza colori che noi oggi non abbiamo o che non sono più sulle nostre tavolozze. In questo caso, il pittore avrebbe immortalato un collie bianco in cui la colorazione della testa era regolata da un altro gene, un gene oggi non più presente nel patrimonio ereditario del collie, ossia stiamo facendo l’ipotesi che egli avesse avuto a disposizione colori che i pittori di oggi non posseggono più.

Sappiamo che nel cane il mantello bianco può essere dovuto a singoli geni come white spotting, merle, white, albino, o alla loro combinazione. Abbiamo già detto del white spotting, del merle e dell’albino. Il gene white, scoperto da Robinson nel 1990, provoca un mantello completamente bianco con occhi e tartufo scuri, come nel pastore svizzero bianco, ma non abbiamo alcuna prova della sua presenza nel collie, per cui dobbiamo per forza ricorrere agli alleli della serie “spotting” per spiegare le varie estensioni del bianco nei collie di questa varietà. Robinson, nel 1990, ne elencò 4, ma secondo la Prof.ssa Sue Anne Bowling (2001), potrebbe esisterne un quinto che influenza le marcature del capo. E’ solo un’ipotesi, unita al fatto che questi alleli sono molto influenzati dalla presenza di geni modificatori, eppure l’ipotesi di una sua esistenza spiegherebbe in maniera geneticamente corretta il fatto che questi cani completamente bianchi non fossero poi cosi rari nei due secoli scorsi.

Infatti, al di là dei collie che temporaneamente hanno vissuto alla Casa Bianca o di qualche rappresentazione pittorica, immagini di collie completamente bianchi non mancano.

Qui sotto vediamo un’immagine del 1914 di Pilot Snowball, allevato da Mr. Hamilton (Pilot Snowball) e di proprietà di Mrs. J. B. Austin.

Qui di seguito, invece, un bellissimo cucciolo di nome Nu-Sigma-Nu di proprietà di Mrs. Helen Bakewell.